In ricordo di Alan M. Turing

Chiese il necessario per scrivere. Glielo portarono subito. Forse non era quella la carta che avrebbe voluto avere: i fogli non avevano intestazioni di sorta – e questo andava bene – ma era troppo ruvida al tatto e granulosa. Anche la penna poi, vecchia stilografica recuperata chissà dove, non era proprio ciò che desiderava.
Suonò ancora. Abituato da vent’anni ad avere come esclusivi strumenti di lavoro una risma di carta quadrettata e un mazzetto di matite ben appuntite, rinunciava malvolentieri a queste abitudini, ovunque gli capitasse di mettersi a lavorare.
Finalmente gli fecero avere la matita: una matita sola, ma nuova e ben temperata. Mancava, tuttavia, il temperino. Solo avendolo a portata di mano la scrittura avrebbe potuto prender corso senza limite alcuno e, le rotture della mina, o il suo progressivo spuntarsi, non sarebbero diventate interruzioni poste al fluire dei pensieri.
Ma, più piacevolmente, si sarebbero trasformate in soste durante le quali sarebbero state le mani e le dita – impegnate nel gesto di infilare, sostenere, ruotare e raccogliere – a mimare o scolpire, in una sorta di aerea scultura, le volute che il pensiero inanellava.
Cercò di dimenticare un vecchio calendario, fermo al dicembre dell’anno precedente, appeso alla parete, sopra la semplice scrivania di metallo verde.

Questo l’incipit del ricordo di Alan Mathison Turing, scritto QUI da Giorgio Boatti.

Un anno di libri #2013

In ROSSO quelli che…
servi.della.gleba.a.testa.alta
in BLU quelli che…
nel.boschetto.della.mia.fantasia
in VERDE quelli che…
né.carne.né.pesce.la.mia.angoscia.non.decresce

Saggistica

P. Spoladore, Chaire Jeshua
A. Labriola, Da un secolo all’altro (eB)
A. Moro, Parlo dunque sono (eB)
L. De Biase, Scienza delle conseguenze (eB)
L. Salmaso, Il Golpe latino (eB)
P. Flores D’Arcais/J. Ratzinger, Controversia su Dio (eB)
C. Augias, I segreti di Parigi
L. Bolzoni Codato, Panico vinto! (eB)
D. Mack Smith, A proposito di Mussolini (eB)
M. Recalcati, Che cosa resta del padre?
G. Pietropolli Charmet, Fragile e spavaldo (eB)
H. Arendt, L’umanità in tempi bui
J. Twenge, Generation me
A. Baricco, Le parole esatte da cui ricominciare
D. Bainbridge, I favolosi Anta. Perché la vita inizia a 40 anni (eB)
I. Kant, Pedagogia (eB)
I. Kant, M. Foucault, Che cos’è l’illuminismo?
R. Sennett, L’uomo artigiano
M. Recalcati, Il complesso di Telemaco

Narrativa

E. Sàbato, Sopra eroi e tombe
P. Cognetti, Manuale per ragazze di successo
D. Grubb, La morte corre sul fiume
A. Apuchtin, Il diario di Pavlik Dol’skij
R. L. Stevenson, Lettera al signor Hyde
H. Schneider, Il rogo di Berlino
A. Puskin, La donna di picche
G. Simenon. Germogliano sempre i noccioli
J. Roth, Giobbe (eB)
R. Walser, Il Brigante
L. Tolstoj, Il diavolo
N. Hornby, Alta fedeltà
B. Fenoglio, Il partigiano Johnny
B. Fenoglio, I ventitre giorni della città di Alba
B. Fenoglio, La malora, Solitudine, L’affare dell’anima
A. Camus, La peste (eB)
D. Pennac, Storia di un corpo
L. Meneghello, Le Carte I
C. Isherwood, Addio a Berlino
M. Maggiani, Il coraggio del pettirosso
P. Cognetti, Sofia si veste sempre di nero
W. Gombrowicz, Ferdydurke
P. Roth, I fatti
M. Serra, Gli sdraiati
J. Landsdale, Una stagione selvaggia (eB)

La TESTATA del blog è ispirata da questo sito (grazie Sara!);
l’immagine è tratta da QUI, dove si può acquistare.
Dello stesso autore (Ben Shahn) anche il disegno qui sotto.

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Lavorare stanca? Le iscrizioni sono ancora aperte.

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Quest’anno riparte la SCUOLA DEL LEGAME SOCIALE. E’ il terzo biennio: dopo il primo, che è stato dedicato all’esplorazione delle tematiche trasversali legate al legame, e il secondo, centrato sull’economia, questa volta parleremo del LAVORO e delle sue letture in ordine al legame sociale stesso.
Il corso è partito, ma le iscrizioni sono ancora aperte, per poter rinforzare il gruppo.

Questo il link per scaricare il calendario.

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Il titolo è suggestivo e provocatorio: LAVORARE STANCA? Qualche volta stanca cercare il lavoro o solo… pensare al senso del lavoro che ci circonda, oggi. Ma questo senso è cambiato nel tempo? I nostri nonni lo pensavano diversamente? E le nostre nonne?

aperte(…)Non è certo attendendo nella piazza deserta

che s’incontra qualcuno, ma chi gira le strade

si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,

anche andando per strada, la casa sarebbe

dove c’è quella donna e varrebbe la pena.

Nella notte la piazza ritorna deserta

e quest’uomo, che passa, non vede le case

tra le inutili luci, non leva più gli occhi:

sente solo il selciato, che han fatto altri uomini

dalle mani indurite, come sono le sue.

Non è giusto restare sulla piazza deserta.

Ci sarà certamente quella donna per strada

che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.

Cesare Pavese, Lavorare stanca (1943)

“Lavorare stanca” mi è sempre parso il detto di uno che non se ne intendeva molto. Del lavoro duro, che richiede vera fatica, sembra assurdo, vagamente blasfemo, dire che “stanca”. In officina da noi, una delle componenti essenziali del lavoro era la forza che ci voleva, alzare i monoblocchi, sollevare enormi pesi con le argane, installare nelle loro sedi i magici alberi a gomito dei cami, o i potenti differenziali.
L’orrore per le morti di mio padre o dei miei zii, o anche di Toni dalle Case o di Bepeto Vecia (mai avvenute per fortuna), urtati dalle oscillazioni di quelle mostruose masse appese a una catena, o maciullati sotto orrendi blocchi di metallo sfuggiti ai ganci, sconvolgeva in brevi lampi le mie notti e qualche volta di straforo le ore del giorno. Era così il lavoro, duro e pericoloso, ma non stancava.
Luigi Meneghello, Le carte (1999) p. 396 (pensiero datato 1968)