La scuola che cambia: chi cambia la scuola?

L’occasione per aprire uno spazio di discussione sulla scuola nasce dall’arrivo, impetuoso e non immediatamente controllabile, dei fondi PNRR relativi alle azioni della cosiddetta Scuola 4.0.
L’iniziativa parte da un gruppo di insegnanti del Selvatico di Padova, in coordinamento con un movimento di docenti Unipd e appoggiato dal Cesp, il cui sito ospita alcuni materiali prodotti. Come referente di un drappello di insegnanti di storia e filosofia che, a partire dal profondo del primo confinamento pandemico, si sono trovati on line per condividere alcune pratiche, ho ritenuto utile stabilire un contatto.
Qui di seguito cercherò di fare il punto della situazione, “classificando” gli spunti che via via emergono.

L’esigenza

La riflessione di partenza sta QUI e ha portato a due incontri pubblici – QUI la locandina.

Se si dovesse provare a descrivere la motivazione di fondo, conservando una visuale la più ampia possibile, si potrebbe dire che i mutamenti sul piano della “strumentazione” avranno conseguenze anche sull’idea di scuola e università esistenti. Non sono neutri, dunque. Essi entrano negli istituti senza alcuna riflessione, né tra docenti, né con dirigenti, genitori e/o student*.

QUI un intervento che bene riassume la perplessità.
QUI un punto di vista giuridico.
QUI un intervento sulla necessità di opporsi.

Un primissimo sviluppo

I fondi relativi a Scuola 4.0 sono arrivati alla scuole e si dovrebbe iniziare a spenderli. Su questo andrebbe attivato un monitoraggio (come per esempio QUI).
Nel frattempo arriva, senza preavviso alcuno, l’iniziativa legata alle figure dei TUTOR. Su questo, buona parte del gruppo ha preso posizione, anche nelle proprie scuole (vedi QUI e QUI e QUI).

Appunti dopo l’incontro del 21/06

Al gruppo si sono aggiunte le voci di Pediatria di Unipd e del gruppo di Bologna, nonché altri* collegh* veneti.

Proprio in relazione al gran numero di nuovi ingressi è stato necessario procedere ad un momento di presentazione reciproca: dapprima abbiamo illustrato brevemente il lavoro del “gruppo storico”, successivamente i nuovi arrivati si sono presentati dando un breve resoconto del proprio ruolo, lavoro e delle motivazioni che li hanno portati a partecipare alla riunione.

Conclusa questa prima fase piuttosto ampia, ma necessaria, si sono susseguiti una serie di interventi: richieste di chiarimento (soprattutto da parte di Onorati e Bartolini, non essendo docenti hanno richiesto alcuni chiarimenti e condiviso riflessioni davvero molto interessanti); riflessioni più generali sulle criticità che il Piano Scuola 4.0 porta con sé, alcune riflessioni in merito alla nuova figura del docente tutor. Riporto soltanto alcuni interventi e lo faccio in modo parziale (mantengo solo gli elementi che mi sembrano funzionali al prossimo incontro):

– Lorenza Onorati e Mattia Bartolini  (specializzandi della pediatria di Padova e portavoce del progetto Sani stili di vita guidato dal dipartimento di salute della donna e del bambino con il professor Baraldi, professor Perilongo e professoressa Da Dalt. Il progetto di pone l’obiettivo di promuovere la salute intesa come l’insieme del benessere fisoco, mentale e sociale. Sarebbero interessati a trascorrere una giornata a scuola per poter osservare da vicino bambini e ragazzi che conoscono in altri contesti; chiederebbero inoltre di spiegare quello che è il progetto e l’obiettivo del gruppo di lavoro. Sono disponibili a condividere i dati scientifici in letteratura riguardanti lo screen time e a collaborare con il gruppo. Lorenza sottolinea come la parola innovazione sia spesso usata come sinonimo (non ragionato) di progresso; si chiede quale visione culturale della scuola abiti Scuola 4.0 e perché in esso non si faccia mai riferimento alla qualità relazionale. Lorenza suggerisce altresì un cfr tra docenti della medesima area sull’ora scolastica ideale, coinvolgendo anche alunne e alunni.

– Cristina Tanghetti sottolinea la necessità di creare un fronte comune rispetto alle criticità della scuola; non è facile farlo poiché il panorama è frastagliato: molti docenti sono indifferenti, altri mortificati o smarriti, alcuni cercano di articolare il dissenso dall’interno e cioè aderendo ad esempio alle commissioni di lavoro PNRR o alla formazione tutor, ma con una prospettiva critica, altri ancora dissentono apertamente… Occorre trovare modalità che riescano ad intercettare e mettere in relazione dissenso e disagio che attraversano il corpo docenti. Essenziale è contrastare la logica del “servizio individualizzato”, elemento ripreso anche da Emanuele Zinato, rispetto al valore del gruppo classe come collettività, come allenamento alla società (parole mie)

– Giacomo Carpani condivide la posizione di Tanghetti e sottolinea la necessità di fare rete (ad esempio utilizzando una pagina FB per condividere materiali, esperienze…). Sono molte le iniziative di singoli docenti o gruppi di docenti che stanno cercando di interrogarsi in merito alle stesse questioni sulle quali noi lavoriamo.

– Francesco Pensabene ci ricorda che Piano Scuola 4.0 e Tutor sono realtà già realtà… cosa fare? Insiste sulla necessità di trovare un modo per costruire  e proporre, per i docenti, una Formazione alternativa a quella che , da settembre, ci verrà proposta (condivido!).

– Giovanni Realdi condivide con i presenti altri contatti che era riuscito a recuperare, ma che non si sono potuti collegare: la pedagogista Ragazzo, Ridolfi della Cooperativa Educativa, l’Osservatorio del Veneto sulla gestione dei fondi PNRR (Giovanni, se puoi condividere con loro questa sintesi, grazie).

– Lorenzo Morri dopo aver presentato il suo gruppo di colleghi (Gualandi, Genovesi, Carpani) e il lavoro già svolto sia durante la pandemia che in merito al Piano Scuola 4.0 – ricordo il Manifesto Insegnare contro vento – propone nuovi contatti: Novara, Oliverio Ferraris, Riva (Lorenzo, se puoi curare la relazione con loro…). Lorenzo denuncia quella che appare l’attesa salvifica della tecnologia come “grande soluzione”; va invece costruita una controidea di scuola. Non si tratta di un mero cambiamento nella scuola, quanto in un tentativo di adattare la scuola alla società dell’iperconessione (cfr. J. Twenge, psicologa di San Diego) – personalmente l’ho trovata più efficace in “Generation Me” che non in “Iperconnessi”

Elisa Carrà, in particolare, segnala l’importanza di aver trovato un luogo di confronto; 
Morena Marsilio auspica il coinvolgimento di bibliotecarie e bibliotecari
Martina ricorda l’importanza del corpo – e forse da qui dovremmo ripartire.

In generale…

1. “Fare rete in Rete” per condividere materiali, iniziative, spunti elaborati da singoli o da piccoli gruppi va bene, ma per me, ora, serve continuare ad impegnarsi in presenza nel proprio territorio (quale che sia). E’ una strada più faticosa e lenta, ma credo – proprio per questo – più significativa anche in relazione alle tendenze sociali/culturali che andiamo a criticare. La facilità e la rapidità degli scambi attraverso le piattaforme “sociali” possono essere ingannevoli e determinare un deficit di sostanza e di visione. Il lavoro di scuola/università (e dei professionisti che vorranno impegnarsi qui a Padova) potrà portare, successivamente, ad un livello più ampio di coinvolgimento, ma, allora, quei passaggi  saranno ancorati ad un percorso di effettiva analisi, di costruzione di un orizzonte critico davvero condiviso.

2. Lo spirito di fondo del gruppo che si è costituito in questi mesi e delle iniziative che, faticosamente, sono state organizzate. Alla luce della richiesta di chiarimento di Lorenza Onorati  – richiesta che non abbiamo avuto modo di considerare davvero – avremmo potuto evidenziare come le dinamiche di trasformazione profonda che attraversano scuola e università hanno forse prima interessato la sanità pubblica gestita da tempo attraverso criteri aziendalistici (l’espressione “Azienda ospedaliera” non è una mera etichetta, le parole creano mondi). 
Questo gruppo misto di docenti di Scuola e Università si è formato, si è riunito e si è impegnato a dar vita a due incontri pubblici prima di tutto perché le radicali e velocissime trasformazioni che stanno trasformando Scuola e Università (già in atto da tempo, ma soggette ad impressionanti accelerazioni) non venivano e non vengono discusse nei luoghi che dovrebbero essere deputati a farlo. Sono trasformazioni profonde che dovrebbero prima di tutto venir considerate, vagliate e soppesate da chi a scuola e all’università ci lavora quotidianamente, da chi dovrebbe interrogarsi sulle conseguenze che tali trasformazioni hanno portato e stanno portando sugli studenti tutti, i più piccoli e i più grandi. Il nostro gruppo si è riunito ripetutamente (a distanza) e i titoli delle videoconferenze la raccontano lunga: Inquietudine, Inquietudine II, Inquietudine III, Inquietudine IV… Insomma, un gruppo di Inquieti rispetto a quanto il Piano Scuola 4.0 (con annessi e connessi) porta con sé. Dopo aver sviscerato e condiviso le motivazioni della nostra inquietudine, ci siamo dati da fare per organizzare almeno due incontri che portassero l’attenzione su alcuni dei temi che più ci preoccupano (il materiale lo avete già ricevuto). A chi chiedeva quale sia lo spirito generale del gruppo e delle iniziative che ancora vorremmo realizzare, io risponderei così: coltivare l’Inquietudine, trasformarla in dissenso critico rispetto ai contenuti, al linguaggio, ai presupposti che caratterizzano i documenti ministeriali ogni volta in cui è/sarà necessario farlo, organizzare iniziative pubbliche (che coinvolgano docenti, professionisti, ma direi la cittadinanza intera) volte a portare in luce la nostra inquietudine affinché diventi contagiosa. Quali sono le radici di questa inquietudine? Il timore che Scuola e Università stiano perdendo di vista il loro compito primario, quello di garantire l’istruzione e formare cittadini consapevoli, il fondato timore che i processi essenziali di socializzazione e trasmissione culturale vengano compromessi da una digitalizzazione spinta e ideologica e, insieme, dal tentativo di stravolgere il profilo del docente (a questo proposito si veda la recente introduzione del docente Tutor, altra espressione che non mi sembra riducibile ad una mera etichetta). E’ bene ricordare, infine, che tutte le tendenze che ci inquietano hanno una storia lunga, sono state coltivate trasversalmente, da differenti governi e da differenti soggetti/forze; il nostro dissenso, quindi, non ha una matrice partitica, ma politica nel senso dell’effettivo interesse per il bene comune.

Appunti dopo l’incontro del 10 luglio

Si discute dei due possibili incontri in presenza, tra novembre e dicembre 2023.

  • Carlo (CESP) ci fa notare che l’Auditorium del Modigliani pur essendo ampio, ben attrezzato e collocato in posizione favorevole ha un certo costo (circa 600 euro); propone come opzioni ulteriori l’aula magna del Severi (ugualmente attrezzata, ma più economica, circa 100 euro) oppure il Curiel. L’idea generale è quella di trovare una sede scolastica per il primo incontro e una sala universitaria per il secondo incontro: la scelta delle due sedi (scolastica e universitaria) ben rappresenta natura e spirito del gruppo. Io proverei comunque a sentire il Modigliani attraverso la mediazione del nostro Dirigente scolastico, magari riusciamo ad averlo ad un prezzo ragionevole.
  • Abbiamo discusso sull’orario di inizio: anticipare alle 15.00? Si diceva, però, di considerare che il gruppo bolognese che intendesse partecipare avrà la necessità di poter arrivare in tempo. Non abbiamo definito la questione perciò nella bozza ho indicato le 15.30 come orario di inizio, ma ne dovremo parlare.
  • Carlo propone l’inserimento della voce di un pedagogista, se il suo contributo possa effettivamente integrarsi al nostro percorso critico.
  • Da più voci emerge la seguente richiesta: strutturare entrambi gli incontri in modo tale che possano abbracciare, trasversalmente, tutti i gradi scolastici e l’Università. Prevedere, quindi, una pluralità di interventi, magari più brevi, ma che permettano di far comprendere al pubblico come i temi trattati coinvolgano tutto il mondo della formazione.
  • Luisa propone l’inserimento di una voce che rappresenti la prospettiva che andiamo a criticare, una voce significativa con la quale confrontarsi pubblicamente. Si ritiene altresì però che sia troppo presto per considerare questa possibilità: al momento dobbiamo ancora conquistare visibilità, lavorare per riuscire a far considerare in modo più ampio ed efficace le nostre perplessità, domande, inquietudini.
  • Dopo aver condiviso la lettura della bozza, abbiamo discusso i due titoli proposti: per il primo incontro è emersa l’esigenza di esplicitare meglio il legame benessere-digitale; il secondo titolo risultava ambiguo, non convinceva molti dei presenti perciò lo abbiamo abbandonato in favore di quello che trovate (il nuovo titolo riprende il titolo del libro di Biesta citato da Mino Conte).
  • Silvia Baggio (Pediatria Unipd) specifica che il suo Dipartimento (della Salute della Donna e del Bambino) potrà partecipare dando spazio a differenti professionalità (pediatra, psicologo, neuropsichiatra) che già collaborano proprio sul tema che ci interessa toccare nel primo incontro. Anche Lorenzo Morri potrà contattare – per il primo incontro – il neuropsichiatra dell’età evolutiva Lombardi. Questi contributi saranno davvero preziosi, daranno a noi e al pubblico dati e spunti fondamentali sui quali riflettere.

Per l’incontro di Novembre 2023

Dopo alcuni incontri informali è stato definito un TESTO programmatico per introdurre un incontro di cui alla locandina qui riportata.

Per chi fosse interessato, QUI, il mio punto di vista.

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