notte e dì

Non puoi pensare a notte e giorno insieme sotto il medesimo aspetto, dice Aristotele. Se è notte, non è giorno; ma è notte, dunque non è giorno, rincara Zenone. Come puoi pensare al giorno senza pensare alla notte? Chiude Hegel. Il tramonto è bello e bella è la notte che resta, vola Pessoa.

http://vimeo.com/16144550

lasciar essere #1

Recupero da questo sito – un’ottima e intellettualmente solida raccolta di notizie dall’Italia e dal mondo – questo filmato.

L’idea che mi ha suggerito è questa: se prendiamo alla lettera quell’intuizione michelangiolesca secondo cui l’artista toglie il superfluo, potremmo anche pensare che quanto ciascun artista stesso compie non è altro che un gesto che “lascia essere” la materia. Certo, questa sorta di passività non è sempre esplicita, né ovvia, ma il percorso di ricerca potrebbe essere proprio questo: comprendere che cosa della materia il pittore, lo scultore, il fotografo o il regista, ma anche il musicista, lasciano essere, consentono di far emergere. A memoria, non ho ancora conosciuto una teoria dell’arte che intenda il lavoro di creazione come “togliere il sovrappiù” che possa essere applicata al di là della scultura.

l’occhio sul pianoterra della vita

La vicenda della fotografa Vivian Meier, o meglio della sua produzione, è interessante.

«Vivian’s work was discovered at an auction here in Chicago where she resided most of her life. Her discovered work includes over 100,000 mostly medium format negatives, thousands of prints, and countless undeveloped rolls of film»

Perché una persona per così dire normale, una casalinga forse, fotografa la gente per strada?Perché le sue foto non dicono qualcosa solo a chi conosce la persona ritratta ma anche a me, anni o decenni dopo?

Dove sta la potenza dell’occhio fotografico, il suo ingrediente segreto?

Perché un’immagine, che è cosa morta, rende così bene la vita?

Esiste un patrimonio di sguardi sul mondo, affastellato nelle soffitte della terra.