Qui Ilvo Diamanti recupera il discorso che postai qui.
Parole condivisibili. Ma.
Ma “studiate” è un invito o un’ingiunzione? Il tono di ID è quello del consiglio, o meglio ancora è descrittivo: le cose stanno così e stanti così le cose, studiate.
Il fatto è che nella scuola come in molte case “studiate” è sempre stato (o per lo più) un imperativo. Ma il peggio è che è sempre stato ipotetico: se vuoi…, allora devi studiare. Dopo il “vuoi” metteteci quel che vi pare, tanto la sostanza non cambia.
Lo studio è visto come un mezzo-per: il lavoro, l’università , lo spirito critico, la cultura. Studio e il prodotto del mio studio è un pacchetto da usare.
E se invece lo studio non potesse patire alcuno scopo? E se lo studio fosse solo contemplazione? Pura espressione di meraviglia? Praxis e non poiesis?