La nuova attenzione dei ragazzi

E’ dal 2015 che, periodicamente, escono dotti commenti sull’incapacità giovanile (ormai generalizzata) di concentrarsi piщ di otto secondi consecutivi. E’ nel 2015, d’altronde, che sono venuti fuori i dati di una ricerca condotta da Microsoft secondo la quale l’uso dei social avrebbe alterato per sempre la nostra attenzione. Eppure. Ci pensavo l’altro giorno osservando le mie studentesse e i miei studenti che sono nati con i social, e che leggono poco, e che al cinema ci vanno di rado, e che compulsano giorno e notte TikTok, e che non usano più carta e penna. E che però, l’altro giorno in università, erano attentissimi. Erano quasi due ore che parlavo, me ne sono accorta guardando di sfuggita l’orologio – ma quanto manca alla pausa? pensavo tra me e me, affaticata e stanca – mentre loro continuavano ad ascoltare. Certo, quando insegno, ogni tanto, provo a fare una battuta, sdrammatizzo o cambio discorso, ma le mie lezioni riesco ancora a farle tutte, senza dovermi arrabbiare con gli studenti o essere costretta a terminare prima della fine – ma com’è che alcuni colleghi non ci riescono? Certo, durante le mie ore mostro alcuni video, uso spesso un PowerPoint, proietto qualche estratto di film o una puntata di une serie, però loro partecipano e fanno domande e hanno dubbi e criticano e suggeriscono. E non è vero che dopo solo otto secondi non sono più attenti, non è vero affatto! In fondo, dipende dai temi che si affrontano e dal modo in cui li si affronta, no? Perché poi, se è vero che a forza di stare sui social abbiamo un po’ tutti tendenza a distrarci, è anche vero che siamo molto più capaci di prima di lavorare su svariate questioni simultaneamente, e che il famoso multitasking non è più solo una prerogativa femminile. Come spiega bene Bruce Morton, che è un ricercatore del Brain & Mind Institute dell’Università dell’Ontario, il nostro cervello si sta pian piano adattando a un contesto in cui le informazioni arrivano da ogni parte, e si sta quindi imparando a velocizzare la metabolizzazione delle fonti. Forse, è per questo che alcuni grandi romanzi del passato ci annoiano: troppe descrizioni, troppe lungaggini, qual è esattamente il punto? E’ che siamo tutte e tutti, indipendentemente dall’etа, affascinati dalle serie televisive, anche quando sono in originale e le si deve seguire leggendo i sottotitoli, altro che attenzione degna di un pesciolino rosso! Poi, ovviamente, bisogna fare la tara anche su quest’entusiasmo, spingere i più giovani a utilizzare carta e penna, cancellare e ricominciare, far funzionare la testa anche senza Internet. Perché è vero che non si scrive nello stesso modo quando si digita sulla tastiera di un PC e quando, invece, si utilizza la cara vecchia biro, e che persino il pensiero si srotola in maniera differente; ma anche basta con i rimpianti del passato! C’è del buono pure nella velocità, nel passare da una cosa all’altra e poi magari tornare alla precedente con uno sguardo nuovo e senza scorie.

Michela Marzano 12/11/23 La Stampa

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