25.aprile.2013.la.differenza.

Massimo Gramellini, oggi su La Stampa.

aperteOggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani.

(Roma, luglio 43)

Un aneddoto con Foa

Vittorio Foa incontra alla camera dei Deputati un ex-fascista eletto deputato. Hanno uno scambio di battute sul fascismo, l’antifascismo e la guerra. Foa ad alcune considerazioni del suo interlocutore così risponde: “La differenza tra noi antifascisti e voi è tutta qui: abbiamo vinto noi e distrutto il fascismo e tu puoi essere un deputato al Parlamento. Se vincevate voi, noi saremmo stati fucilati o saremmo morti in galera, mentre non ci sarebbero più ebrei in Italia” (reperito in rete).

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(Natalia Ginzburg; Vittorio Foa; Norberto Bobbio)

Dall’operazione BIORESISTENZE, un Bach dedicato alla guerra partigiana

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