Lo slogan del titolo è arcifamoso, e il princìpio che esso enuncia non è l’unico in nome del quale dovremmo appoggiare il cosiddetto “voto degli stranieri”. Anzi, proprio perché “straniero” è una parola che dobbiamo sottoporre a disoccupazione, il voto di domenica prossima ha un senso ideale.
Così lo spiegano Paolini, Segre e Bonsembiante.
NOI SIAMO TUTTI QUI
Non è una domenica qualsiasi quella che Padova si appresta a vivere e celebrare
questo 27 novembre.
Il Comune ha indetto le elezioni della Commissione per la rappresentanza dei cittadini
stranieri, il cui Presidente farà poi parte ufï¬cialmente (sia pur senza diritto di voto) del
Consiglio Comunale della città .
Domenica tutti gli oltre 30mila cittadini stranieri residenti a Padova potranno andare ad
esprimere il loro voto nei locali della Fiera; potranno esprimere e veder riconosciuta la
loro partecipazione a quella che per la gran parte di loro è ormai una nuova e stabile
cittadinanza.
E’ un atto che non può essere vissuto né come accidentale né come puramente
formale. E’ un momento di reciproco riconoscimento: io sono qui e posso prendere la
parola.Tu sei qui e puoi ascoltarmi. Io esisto in questa società , in questo tempo e mi
viene chiesto di mettere in gioco il mio ruolo democratico di cittadino, mi viene chiesto di
aiutare la costruzione di una convivenza civile che non devo supplicare ma che posso
agire. Io straniero divento parte del tessuto sociale della mia città . Tu italiano puoi
ï¬nalmente conoscere la mia opinione.
D’altronde, lo ha detto chiaramente anche Napolitano, è ormai inaccettabile pensare di
continuare a costruire e gestire la vita democratica del nostro Paese senza creare
occasioni di dialogo e inclusione multiculturale non solo informali, ma anche ufï¬ciali. La
decisione del Comune di Padova non può che essere letta come uno stimolo
coraggioso all’attuazione di due riforme necessarie : l’introduzione del diritto di voto
amministrativo dei cittadini stranieri residenti in Italia e l’introduzione dello ius soli nella
legislazione sul diritto di cittadinanza.
Il voto di questa domenica può per questo diventare una cerimonia laica per celebrare
la nascita di una città e di una società più aperta e meno vittima di facili demagogie
xenofobe.
Certamente non può e non deve rimanere iniziativa isolata e di facciata, ma ha in sé un
grande valore politico e culturale.
Non c’è più spazio per i professionisti della paura, per chi continua ad alimentare facili
paure al solo scopo di mietere consensi elettoriali. Sono vecchi e noiosi tromboni che
tengono il Paese incollato ad una chiusura anacronistica e controproducente.
Padova, nel cuore di una delle regioni più multiculturali d’Europa, può lanciare un
segnale forte di cambiamento: non abbiamo più paura, ma siamo pronti a vivere il
cambiamento. E per farlo abbiamo bisogno di conoscere e ascoltare le opinioni dei
nuovi cittadini, dei nuovi elettori.
Perché ora non siamo più soli, ma siamo tutti qui. Insieme.
Ci auguriamo che siano molti i cittadini stranieri residenti a Padova che andranno a
votare.
E ci auguriamo ugualmente che siano molti i cittadini padovani che celebrino questo
importante momento invitando i loro vicini di casa, compagni di studio, colleghi di
lavoro, collaboratrici domestiche, gestori di bar e negozi, operai, ristoratori,
commercianti, infermieri, benzinai, parrucchieri e amici ad andare a votare.
Buona domenica a tutti.
Andrea Segre, Marco Paolini e Francesco Bonsembiante