In memoria di Guido Petter (Luino, 1927 – Dolo, 24 Maggio 2011)

Io proseguo col mio insegnamento nel corso di laurea in psicologia, che si avvia a diventare una Facoltà. I miei rapporti con gli studenti sono sempre stati in tutti questi anni (e del resto lo erano anche prima) molto soddisfacenti, e talvolta addirittura splendidi (anche se vi sono stati periodi in cui mi sono augurato che all’impegno individuale nello studio si accompagnasse in loro una maggiore sensibilità per i problemi generali dell’universira e della società civile e un coinvolgimento più intenso, come era successo nel ’68 e come è accaduto poi anche altre volte, con un andamento ciclico, fino al movimento recente, vivace ma effimero, della «pantera»).

Continuo ad andare in bicicletta all’università, e non porto più in tasca una pistola. Non ve n’è più la necessità, e così mi servo solo degli strumenti che sono propri del mio lavoro, i libri, la carta, la penna, talvolta il registratore o la lavagna luminosa. Del resto, anche se tornassero tempi come quelli che ci siamo lasciati alle spalle, dubito che la porterei ancora, quella pistola.

Non credo però che torneranno, dato che la vaccinazione è stata generale e profonda. Ma dobbiamo tutti vigilare, e operare, perché le condizioni che hanno portato a quelle esperienze drammatiche non abbiano a ricrearsi nel nostro paese.

Oggi le emergenze che abbiamo davanti sono altre: la lotta contro la mafia, la lotta contro la non meno devastante «cultura delle tangenti». È su questo che dobbiamo mobilitarci, come al tempo della violenza eversiva, insieme ai giovani. Proprio i giovani, infatti, debbono poter credere in uno Stato giusto e democratico, e in una piena moralità della vita pubblica (e anche nella effettiva possibilità di difenderla)”.

(Guido Petter, I giorni dell’ombra. Diario di una stagione di violenza italiana; Garzanti, 1993; p. 183).

A Guido Petter, Partigiano,
difensore della liberazione e della giustizia,
osservatore e conoscitore dei bambini,
vero insegnante della Libertas Patavina.

Grazie.

2 risposte a “In memoria di Guido Petter (Luino, 1927 – Dolo, 24 Maggio 2011)”

  1. “La Resistenza ha contrassegnato tutta la mia vita. I valori per i quali ci siamo battuti e che sono stati recepiti nella Costituzione; gli atteggiamenti assunti, come la capacità di indignarsi di fronte alle atrocità o alle ingiustizie, lo spirito di iniziativa, ovvero fare qualcosa, non aspettare che siano altri a chiamarci; il non cedere mai, anche quando tutto sembra vada storto, mi hanno sostenuto sempre, nell’insegnamento, nei rapporti con gli studenti, nelle lotte per il miglioramento della scuola”.

    Quando uomini come il partigiano professor Petter se ne vanno, non è un vuoto che lasciano, è un pieno. Un tesoro che abbiamo tutti la possibilità di ereditare.
    Grazie del tuo ricordo, grazie a lui – soprattutto – che ci ha offerto la possibilità di ricordarlo così.

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