Socrate, i giovani e la morte

XXX. [39c] Ma desidero fare una predizione a voi, che avete votato contro di me: perché sono già là dove le persone sono più propense a fare predizioni, quando stanno per morire. Io vi dico, uomini che mi avete ucciso, che ci sarà per voi una retribuzione, subito dopo la mia morte, molto più dura di quella pena cui mi avete condannato. Perché voi ora avete fatto questo credendo di liberarvi dal compito di esporre la vita a esame e confutazione , ma ne deriverà tutto il contrario, ve lo dico io. A mettervi sotto esame per confutarvi saranno di più: [39d] quelli che finora trattenevo, di cui voi non vi accorgevate; e saranno tanto più duri quanto più sono giovani, e tanto più ne sarete irritati. Perché se pensate che basti uccidere le persone per impedire di criticarvi perché non vivete rettamente, non pensate bene. Non è questa la liberazione – né possibile, né bella – ma quella, bellissima e facilissima, non di reprimere gli altri, bensì preparare se stessi per essere quanto possibile eccellenti. Con questo vaticinio per voi che avete votato contro di me prendo congedo.

Platone, Apologia di Socrate, la traduzione è tratta da qui

Socrate indica i giovani come portatori futuri del suo compito. Quale? Quello di condurre la gente a render conto a se stessa e agli altri di come sta vivendo. In altri termini, a dare ragione della paura o del coraggio che anima ciascuna delle nostre scelte.
Perché i giovani? Perché come lui essi più degli adulti possono affrontare la morte guardandola negli occhi; perché essi come lui non hanno ancora costruito o accettato un insieme di piccole certezze o grandi menzogne che aiutino loro a sopportare la vita.
Ma una vita sopportata non è degna di essere vissuta.

Fa eco il Maestrone, che osserva dal tavolino le beghe quotidiane nelle quali ci infiliamo:

O forse non è qui il problema
e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
e ognuno costruisce il suo sistema
di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
scordando che poi infine tutti avremo
due metri di terreno…

Francesco Guccini, Canzone di notte n. 2

La vita può solo essere danzata, perché sia vita.

6 risposte a “Socrate, i giovani e la morte”

  1. credo vi siano tre principali punti estremamente “giovanili” che per inerzia o per volonta’ mandino avanti questa profezia:
    – l’assenza di abitudini
    – l’incertezza
    – il coraggio
    e credo siano pure strettamente collegati tra loro

    1. “I giovani ancora non hanno costruito ne acettato” sta ad indicare come i giovani non si siano ancora abituati alla quotidianita’ , forse perche’ non si trovano ancora del tutto “dentro” ,o forse perche’ non ne hanno ancora avuto abbastanza per colpa\merito dell’innata ingenuita’.
    2. Le incertezze a proposito del loro graduale ma veloce diventare “meno giovani” sono molte: non si sa dove si andra’ cosa succedera’ ne come. Nemmeno gli adulti sanno cio’ che a loro stessi passera’ per la testa domani : nuove riforme? nuovi labirinti? o semplicemente niente di nuovo ,incastrando ulteriormente questi ragazzi verso un futuro formato da conseguenze inesorabili? Fa paura anche questo.( e’ un po’ come trovarsi soli a mangiare per ultimi in cucina, magari pure dalla pentola, eppoi scoprire al lavello la sfilza di piatti e posate da lavare..poco simpatico)
    3. Coraggiosi dunque, questi ragazzi che non mollano.
    E per tali loro caratteristiche sono irritanti. Hanno la forza e pa volonta’ di mandare avanti ,taluni con proteste e pretese , ma facendo pur sempre sentire il netto distacco che vi e’ tra loro e chi si e’ gia’ arreso per la paura di lottare.

    1. Grazie Kse.
      Socrate non è morto invano.
      Dobbiamo proprio pensare a come non lasciare(vi) solo gli avanzi, a sera. E una montagna di piatti da lavare. La cosa migliore è e rimane quella di cenare assieme.
      gv

  2. “Perché se pensate che basti uccidere le persone per impedire di criticarvi perché non vivete rettamente, non pensate bene”
    Direi il sunto del discorso, legato anche all’avviso dell’ormai prossima venuta dei giovani socratici.
    Socrate era il migliore, il migliore di tutti, attualissimo anche ai giorni nostri. Pensiamoci bene, chi di noi sta vivendo senza assoluti? Senza sofistici atteggiamenti e morali che nascono come funghi? Pochi, anzi pochissimi. Il grande greco faceva invece poca morale, poca scena, esprimeva le sue idee chiaramente e puntava diritto al sodo. Rimproverava l’uso scorretto della ragione, ponendo l’interlocuture in una situazione di disagio, causato dalla effettiva evidenza e veridicità dei suoi argomenti.
    So di nulla sapere, dunque so. Non si tratta di un semplice modo di usare la dialettica, ma un attento modo di spiegare la vera condizione umana, che vede l’uomo come un essere alla continua ricerca del nuovo e della verità, in quanto profondamente ignorante e privo di ogni assoluta conoscenza e di superbia.
    Non tutti la pensavano così (e non la pensano tuttora), e per questo, resi nudi di ogni loro presunta conoscenza, altro non potevan fare che metterlo a tacere una volta per tutte.

    1. grazie Straz
      possiamo ora chiederci: perché ne abbiamo bisogno? BIsogno di un qualche straccio di assoluto? Perché il fatto è che ne abbiamo proprio bisogno!

  3. Abbiamo bisogno di certezze, certezze quasi assolute. O forse ne abbiamo bisogno per risolverci i problemi una volta per tutte? Mah, la vita è ricerca, la vita è l’imprevedibilità (prendendo anche d’esempio il primo canto dell’Orlando Furioso, dove il guerriero saraceno assieme al guerriero cristiano si trovano davanti ad un bivio non previsto); un’esistenza calma e senza problemi non è bella da vivere, diventerebbe noiosa e di conseguenza nascerebbero nuovi problemi legati alla noia, citando Schopenhauer.
    Cercare, testare, scartare, ricominciare e altri analoghi vocaboli sono la nostra vita.

  4. mi inserisco in questo interessante blog, stimolato dalla frase “abbiamo bisogno di certezze”. Sarebbe interessante comprendere sia perché ne abbiamo bisogno e poi come ne andiamo alla ricerca.

    La certezza da sicurezza, permette di distinguere e di delineare un confine, di connotare: non è un caso che il tabù più diffuso nelle civiltà sia quello dell’incesto: promiscuità di rapporto, confusione di gerarchia e ruoli familiari creerebbero il caos primordiale….

    eppure incontro l’altro da me, il diverso, l’estraneo, di cui ne ho bisogno per capire la mia di diversità, di estraneità … l’uno ha bisogno del due….

    ma qualcuno insegna che tutto ciò è diabolico (dia ballo), che bisogna tornare all’unità…..

    Non ho molte certezze, le ho quasi tutte demolite…. non per disfattismo ma perché a seconda del contesto tutto cambia….. (questa è una delle poche rimaste!).

    Di Socrate non sappiamo nulla se non attraverso ciò di cui altri hanno scritto, come del resto è capitato per altri grandi personaggi.

    Non sappiamo nulla di lui se non per quello che gli altri hanno visto, filtrato, pensato e scritto di lui… in teoria potrebbe essere stato massimamente idealizzato… al limite anche inventato… ciò non cambia la valenza del pensiero tramandato (ma getta alcuni interrogativi sulla autenticità del vissuto).

    Abbiamo bisogno di certezze….. quali derive ha portato ciò nel mondo delle religioni e dei credi pronti-al-consumo?

    Che senso ha, per esempio, riempire trasmissioni, giornali e riviste di previsioni dell’oroscopo nel 2011? Massì…. tanto nessuno ci crede… e perchè ci sono allora?

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